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Perché il genio e il folle sono stati sempre avvicinati fino a costituire un topos dell'immaginario collettivo? C'è una conferma scientifica per questo accostamento? E su che basi si può spiegare? Questi i quesiti su cui gli Autori si interrogano e a cui cercano di dare risposta. Il libro è dunque un saggio sull'eccezionalità umana, su quelle esistenze "al margine" ove si trovano concentrati, talvolta anche in contemporanea, i vertici e gli abissi del nostro esistere. L'eccezionalità geniale viene seguita in molte delle sue ricadute figurali: dall'eroe del mondo antico, al santo medioevale, al genio del Rinascimento, ai leader carismatici della contemporaneità. Sempre cercando di evidenziare lo stretto connettersi con variegate declinazioni psicopatologiche e con altre figure dell'eccezionalità umana come quella dell'ipodotato e del delinquente. Fenotipi diversi, ma tutti riconducibili a un'area matriciale comune testimoniata, per il genio e il folle, da un più facile accesso a forme di pensiero divergente: più originale, più inconsueto, più aperto alla creatività, ma anche alla bizzarria, alle anomalie comportamentali, alla psicopatologia. La premessa neurobiologica del pensiero divergente viene individuata in una neuroatipia, clinicamente riconducibile ad una "dimensione autistica". Condizione che è "tara" ed insieme condanna e dono. Un primum movens che costituisce un requisito necessario, ancorché non sufficiente, sia per l'approdo geniale che folle. La scelta del percorso si può rinvenire nella qualità e quantità della dimensione autistica coinvolta, ma anche nella relazione con l'ambiente, capace di promuovere, modulare, reprimere, sanzionare quella che, nel suo nucleo, è solo un modo diverso di rappresentare sé stessi e la realtà. Il volume si propone come strumento di approfondimento per neuroscienziati, psicologi, psichiatri, neuropsichiatri, operatori dell'area psicologica.